APPROFONDIMENTO | VELE QUADRE E VELE LATINE

Una lunga storia

E’ molto difficile individuare il periodo in cui l’uomo, per spostarsi sull’acqua, ha scoperto che la forza propulsiva poteva essere fornita dal vento e non solo dal faticoso procedere di remi e pagaie.
Sicuramente gli antichi egizi utilizzavano rudimentali vele per compiere navigazioni commerciali lungo il Nilo e nei mari adiacenti. Dalle incisioni a noi pervenute si può osservare che le “vele” utilizzate erano costituite da grandi foglie legate insieme o da leggere stuoie, opportunamente orientate al vento.

Popoli che furono grandi navigatori del Mediterraneo, quali Cretesi, Fenici e in seguito i Romani, perfezionarono notevolmente nei secoli l’apparato propulsivo delle loro navi. L’utilizzo di materiali innovativi, quali ad esempio i tessuti per la fabbricazione delle vele, grossi tronchi per costruire alberi alti e robusti in grado di sostenere vele sempre più grandi, consentirono navigazioni più lunghe e sicure.

Verso il VII Secolo d.C. iniziò l’utilizzo di una nuova vela: la vela “latina”, nome che deriva dalla “vela alla trina”, ovvero di forma triangolare. Le navi, utilizzando questa vela innovativa, riuscivano a navigare anche verso la direzione del vento, cosa quasi impossibile per un armo a vele quadre, fino a quel tempo utilizzato.

Dalla vela latina, nascerà in seguito la “vela al terzo”, che armerà successivamente le imbarcazioni portoghesi e quelle dell’Adriatico, zona dove viene ancora utilizzata.

Le prime rotte verso nuovi continenti determinarono il declino della vela latina, ottima nei mari dai molti e vicini approdi sicuri, ma poco utile e molto rischiosa quando la navigazione dura settimane e settimane.

Il ritorno alla vela quadra, più sicura e maneggevole, issata però non più su di un solo albero ma su navi più grandi e con più alberi, consentì all’uomo di navigare negli oceani più lontani e scoprire nuove terre.

Caravelle, Galeoni, Vascelli ed in tempi più recenti i Clipper, erano armati con un numero sempre maggiore di vele quadre, senza però abbandonare quelle vele dalla forma triangolare che consentivano di navigare anche verso la direzione del vento. Le navi di quel tempo infatti, venivano armate con vele quadre di varie dimensioni, ma non mancavano vele indispensabili nelle andature per risalire il vento.

L’avvento della propulsione meccanica fece inesorabilmente allontanare l’utilizzo della propulsione velica dalle navigazioni commerciali, ma ne fece diventare il simbolo di una navigazione fino a quel tempo ignota: la navigazione “per diletto”.

Lo “yachting”, parola di derivazione olandese, nacque nei proprio nei Paesi Bassi e fu poi esportata in Inghilterra, dove sorsero i primi “yachting club”, veri e propri circoli per gli amanti della navigazione a vela.

Le vele quadre, le vele latine e altre vele che consentirono una lenta ma continua evoluzione della nautica, si possono oggi ammirare solo raramente su alcune vecchie navi. La quasi totalità delle vele che si vedono oggi sono chiamate “vele bermudiane”, in quanto sono apparse nel XVIII Secolo nelle Isole Bermuda, o anche chiamate “marconi”, in quanto assomigliano all’antenna utilizzata dal fisico italiano Guglielmo Marconi.

Le moderne barche a vela, sia che vengano utilizzate per diporto sia per le regate, sono ormai ben lontane dalle prime vele che l’uomo ha visto. Ma se si è dimenticata la navigazione a vela ai soli fini commerciali, si è però consolidata ad ogni latitudine e nei decenni il “piacere della vela” a livello sportivo e ricreativo.

Luca